Essere o benessere: questo è il problema.
Alla domanda “Come stai?”, rispondiamo spesso con un automatico “Bene, grazie!”. Ma ci siamo realmente mai chiesti cosa significhi star bene?
Il pensiero più comune di benessere è quello collegato alla mancanza di dolori o assenza di fastidi e disturbi. Basta non star male, insomma, per star bene. Oppure no?
L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) identifica nel benessere anche la presenza di fattori positivi, che si possono raggiungere nel tempo. Proviamo a pensare all’ultima volta in cui ci siamo sentiti realmente bene: questo stato era dovuto alla semplice assenza di malessere o a qualcosa in più? Se ci pensiamo è molto difficile riuscire a sentirsi completamente senza piccoli fastidi o a non farsi cogliere da emozioni negative per un tempo prolungato. Ci sarà perfino capitato di conoscere persone che, pur non essendo pienamente in forma sotto vari punti di vista, riescono a star bene ugualmente e, a volte, anche meglio di chi gode di ottima salute. Come mai?
Ciò accade perché salute e malattia non sono necessariamente l’una l’opposto dell’altra: in questo modo la presenza di un disturbo non esclude anche la presenza del benessere o, viceversa, il non sentirsi male non è sufficiente per sentirsi bene.
Ma allora questo benessere cos’è?
La psicologia positiva è una branca della psicologia che studia il benessere e le modalità di potenziamento delle risorse personali, risorse che possono trasformare in vantaggiosa anche una situazione a prima vista sfavorevole. Negli anni si sono susseguiti diversi studi, definizioni e autorevoli contributi, tra cui Seligman, Ryff e Keyes. Non è mio intento per ora trasformare questo spazio in un angolo puramente teorico: e sarò felice di approfondire l’argomento con chi fosse interessato.
Per iniziare a comprendere meglio cosa sia il benessere psicologico, scomponiamolo nelle sue varie sfaccettature: una dimensione legata al piacere e a emozioni positive, una riguardante lo sviluppo e la crescita delle proprie potenzialità e un’altra che ha a che fare con l’integrazione e la partecipazione al proprio contesto di vita.
Quale di queste tre dimensioni sentiamo più forte nel garantirci il benessere? Della prima fanno parte i nostri passatempi, la gradevolezza o meno delle esperienze che compongono ogni giornata, tutto ciò che può darci piacere sia fisicamente che mentalmente. Ci sentiamo bene, inoltre, quando riusciamo a mettere in pratica i nostri valori, a migliorarci come persone nella conoscenza di noi stessi e degli altri, quando sentiamo di potercela fare nonostante le difficoltà e quando siamo in grado di dare significato alla nostra esistenza. La dimensione sociale, invece, non riguarda solo il numero di amici e rapporti interpersonali che manteniamo con gli altri, ma soprattutto la loro qualità, il modo in cui ci mettiamo in comunicazione con il mondo e quale contributo possiamo offrire ad esso.
Leggendo fin qui, ecco che rispondere alla domanda “come stai?” diventa un gioco molto più interessante. Presto arriveranno altri punti interrogativi su questo tanto desiderato benessere, che saranno delle piccole tracce per mettersi alla sua ricerca.