Io non credo nella psicoterapia

Quante volte ho sentito dire questa frase ormai non saprei dire. Come se la psicoterapia, cura che si basa su saldi presupposti scientifici, fosse paragonabile all’oroscopo o meglio ancora ad un atto di fede. può darsi che in passato qualcuno fra i colleghi desiderasse mantenere una certa aura di mistero e non concedesse troppe spiegazioni riguardo il proprio modo di operare, contribuendo a nutrire particolari fantasie che mescolavano la scienza alle arti magiche. Per fortuna oggi non è più così e sarò lieta di dare tutte le informazioni necessarie per iniziare serenamente un percorso di terapia.

Qui non potrò elencare tutti gli studi, le teorie, le tecniche e gli strumenti che uno psicoterapeuta utilizza nella sua attività professionale. Se ci si mettono cinque anni di università, un anno di tirocinio pratico prima dell’esame di stato, quattro di specializzazione con relativo tirocinio e successivamente una cinquantina di ore stimate all’anno di formazione per apprendere il mestiere, lascio immaginare quanto lunga potrebbe essere questa pagina.

Vado quindi per gradi e inizio dalla possibilità di contattare il terapeuta in modo chiaro e agevole. Una volta preso appuntamento eccoci davanti alla porta di ingresso dello studio, che per prima è chiamata a dare la sensazione di accoglienza e allo stesso tempo a garantire la riservatezza necessaria allo svolgersi della terapia. Per arrivare alla porta mi auguro che il tragitto sia stato accessibile e che siano state date le indicazioni corrette per individuare lo studio. Già l’entrata fa parte della cura, esattamente come l’acustica delle pareti, gli arredamenti, la finestra e l’illuminazione della stanza di terapia. Provate voi a sentirvi liberi di esprimervi in un luogo di passaggio, magari troppo ampio o angusto, privo di un adeguato ricambio d’aria, disadorno o disordinato, oppure scarsamente illuminato o in modo troppo freddo. Perfino quei libri, quei quadri alle pareti o gli oggetti appoggiati sulla scrivania possono rivelare dei significati e contribuire alla creazione di un ambiente confortevole.

Ed ecco poi spuntare gli elementi fondamentali per una psicoterapia che si rispetti: le sedie o poltrone e, in certi casi, un divano o addirittura il lettino. Su quest’ultimo si riversano pregiudizi e antichi rimandi a una psicoanalisi delle origini che vale la pena di approfondire in un’altra sede, ma qualora lo vediate comparire in uno studio di terapia, sappiate che con tutta probabilità è lì per stupirvi con effetti speciali. Oppure no? Come può un differente modo di sedersi o sdraiarsi influenzare così tanto l’andamento del percorso? Ogni orientamento terapeutico prevede che le sedie o il divano siano disposti in modo diverso, ma senza che ciò sia rigidamente imposto. Troverete sedie l’una di fronte all’altra, poltrone in semicerchio o una chaiselongue su cui lasciare libera la mente di vagare. Ogni elemento all’unterno dello studio di terapia è giù terapeutico, compresa la temperatura. il cervello non lavora bene quando c’è troppo caldo e le emozioni con il freddo non vanno d’accordo.

E quando entriamo in uno studio virtuale, come quelli utilizzati per la terapia online? Molto spesso si tratta dell’immagine di quello che il terapeuta utilizza per le sedute in presenza, a cui possiamo aggiungere la buona qualità della connessione e l’utilizzo di strumenti adeguati allo svolgimento di chiamate o videochiamate senza troppe interferenze.

Anche il modo di vestire o di parlare del terapeuta sono elementi non lasciati al caso. Basti pensare a come potrebbe farci sentire l’incontrare una persona dall’atteggiamento distaccato e che indossa un’uniforme asettica. Ciò non vuol dire che gli psicologi debbano vestirsi tutti uguali o in determinati modi, semplicemente vuol dire che il processo di cura passa attraverso tutti i canali sia verbali che non verbali.

Ciò che fa funzionare la terapia, quindi, non è il fatto di crederci oppure no, anche se ci sono molti studi scientifici sull’effetto placebo che ci invitano a mantenere un atteggiamento positivo nei confronti delle cure. Questi che ho elencato fanno parte dei fattori più marginali, ma non trascurabili, che contribuiscono alla buona riuscita di un percorso. Ciò che in particolare lo rende efficace sono senza dubbio la competenza del terapeuta e la disponibilità da parte del paziente, ma soprattutto è la qualità della relazione che si crea fra di loro a essere determinante.