Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Orfano di padre e ultimo di quattro fratelli, fin da ragazzino correva per andare a scuola e per vendere il latte al mercato dopo averlo raccolto dalle stalle dei vicini. Si è sempre allenato con costanza, tenendo traccia dei suoi allenamenti e dei suoi obiettivi in diversi quaderni, uno per ogni stagione sportiva.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
“Ognuno di noi se si prepara nella sua vita può raggiungere risultati impossibili’. Questo è quanto afferma in molte interviste. Ed è proprio vero, perché il talento da solo non basta, nemmeno al più forte degli uomini. E allora quale sarà il segreto di eliud?
Orfano di padre e ultimo di quattro fratelli, fin da ragazzino correva per andare a scuola e per vendere il latte al mercato dopo averlo raccolto dalle stalle dei vicini. Si è sempre allenato con costanza, tenendo traccia dei suoi allenamenti e dei suoi obiettivi in diversi quaderni, uno per ogni stagione sportiva.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Oggi parliamo di lui, perché Eliud Kipchoge è il primo uomo a correre una maratona sotto il muro storico delle due ore. L’atleta keniota ha centrato l’impresa a Vienna il 12 ottobre 2019. Eliud ha completato il percorso in 1 ora, 59 minuti e 40 secondi, quasi due minuti in meno del suo record mondiale (2 ore, 1 minuto e 39 secondi).
“Ognuno di noi se si prepara nella sua vita può raggiungere risultati impossibili’. Questo è quanto afferma in molte interviste. Ed è proprio vero, perché il talento da solo non basta, nemmeno al più forte degli uomini. E allora quale sarà il segreto di eliud?
Orfano di padre e ultimo di quattro fratelli, fin da ragazzino correva per andare a scuola e per vendere il latte al mercato dopo averlo raccolto dalle stalle dei vicini. Si è sempre allenato con costanza, tenendo traccia dei suoi allenamenti e dei suoi obiettivi in diversi quaderni, uno per ogni stagione sportiva.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
In carriera è stato campione mondiale dei 5000 metri piani a Saint-Denis 2003 e campione olimpico di maratona a Rio de Janeiro 2016.
Oggi parliamo di lui, perché Eliud Kipchoge è il primo uomo a correre una maratona sotto il muro storico delle due ore. L’atleta keniota ha centrato l’impresa a Vienna il 12 ottobre 2019. Eliud ha completato il percorso in 1 ora, 59 minuti e 40 secondi, quasi due minuti in meno del suo record mondiale (2 ore, 1 minuto e 39 secondi).
“Ognuno di noi se si prepara nella sua vita può raggiungere risultati impossibili’. Questo è quanto afferma in molte interviste. Ed è proprio vero, perché il talento da solo non basta, nemmeno al più forte degli uomini. E allora quale sarà il segreto di eliud?
Orfano di padre e ultimo di quattro fratelli, fin da ragazzino correva per andare a scuola e per vendere il latte al mercato dopo averlo raccolto dalle stalle dei vicini. Si è sempre allenato con costanza, tenendo traccia dei suoi allenamenti e dei suoi obiettivi in diversi quaderni, uno per ogni stagione sportiva.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
Eliud Kipchoge, atleta keniota classe 1984 è un maratoneta e mezzofondista, detentore del record mondiale della maratona con il tempo di 2h01’39”.
In carriera è stato campione mondiale dei 5000 metri piani a Saint-Denis 2003 e campione olimpico di maratona a Rio de Janeiro 2016.
Oggi parliamo di lui, perché Eliud Kipchoge è il primo uomo a correre una maratona sotto il muro storico delle due ore. L’atleta keniota ha centrato l’impresa a Vienna il 12 ottobre 2019. Eliud ha completato il percorso in 1 ora, 59 minuti e 40 secondi, quasi due minuti in meno del suo record mondiale (2 ore, 1 minuto e 39 secondi).
“Ognuno di noi se si prepara nella sua vita può raggiungere risultati impossibili’. Questo è quanto afferma in molte interviste. Ed è proprio vero, perché il talento da solo non basta, nemmeno al più forte degli uomini. E allora quale sarà il segreto di eliud?
Orfano di padre e ultimo di quattro fratelli, fin da ragazzino correva per andare a scuola e per vendere il latte al mercato dopo averlo raccolto dalle stalle dei vicini. Si è sempre allenato con costanza, tenendo traccia dei suoi allenamenti e dei suoi obiettivi in diversi quaderni, uno per ogni stagione sportiva.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.
la “Maratona della vita”
Eliud Kipchoge, atleta keniota classe 1984 è un maratoneta e mezzofondista, detentore del record mondiale della maratona con il tempo di 2h01’39”.
In carriera è stato campione mondiale dei 5000 metri piani a Saint-Denis 2003 e campione olimpico di maratona a Rio de Janeiro 2016.
Oggi parliamo di lui, perché Eliud Kipchoge è il primo uomo a correre una maratona sotto il muro storico delle due ore. L’atleta keniota ha centrato l’impresa a Vienna il 12 ottobre 2019. Eliud ha completato il percorso in 1 ora, 59 minuti e 40 secondi, quasi due minuti in meno del suo record mondiale (2 ore, 1 minuto e 39 secondi).
“Ognuno di noi se si prepara nella sua vita può raggiungere risultati impossibili’. Questo è quanto afferma in molte interviste. Ed è proprio vero, perché il talento da solo non basta, nemmeno al più forte degli uomini. E allora quale sarà il segreto di eliud?
Orfano di padre e ultimo di quattro fratelli, fin da ragazzino correva per andare a scuola e per vendere il latte al mercato dopo averlo raccolto dalle stalle dei vicini. Si è sempre allenato con costanza, tenendo traccia dei suoi allenamenti e dei suoi obiettivi in diversi quaderni, uno per ogni stagione sportiva.
Disciplina, passione e capacità di gestirsi sono le sue qualità principali, che lo hanno spinto a battere ogni record. Tuttavia la sua prestazione a Vienna non costituisce record in quanto è stata ottenuta in una gara non ufficiale. La competizione, infatti, non era aperta a tutte le nazioni e in più, ad aiutare l’atleta, c’era una squadra di 41 corridori professionisti – le cosiddette “lepri” – che si sono date il cambio lungo tutto il percorso in formazione aerodinamica precedute da un’automobile.
«La maratona è vita. Se vuoi essere felice devi goderti la vita e io mi diverto a correre la maratona. Per questo sorrido.».
Un’altra frase di Eliud, che non ci fa abbattere il muro delle due ore, ma che ci fa andare oltre la mera prestazione cronometrica.
Correre la maratona, per gli atleti che la vivono, significa provare la sensazione di viaggiare al limite delle proprie forze, restando capaci di reggere lo sforzo per un tempo prolungato. Questa esperienza, secondo Eliud, fa parte del vivere una vita felice, perché permette alla persona che corre di trasformare in gioia e soddisfazione tutte le sofferenze e difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso.
Questa sensazione, cogliendo il parallelismo che Eliud rintraccia tra il vivere la propria vita e il correre la maratona, non credo sia esclusiva dei maratoneti di successo né tantomeno degli sportivi in generale. Questa mi sembra la descrizione della vita di chiunque che desideri esprimersi al meglio delle proprie possibilità, viaggiando lungo il confine del proprio potenziale senza sconti e senza cedimenti.
Che questo confine sia rappresentato da un traguardo su pista, nel realizzare la propria professione, nell’avere una famiglia o nell’alzarsi con il sorriso al mattino, in realtà non fa differenza.
Nello sport, come nella vita, infatti, un conto sono i risultati estrinseci che si ottengono (il tempo cronometrico in primis, poi le medaglie, i premi, etc.), un conto sono, invece, i risultati intrinseci, ovvero ciò che l’atleta sperimenta in prima persona nell’esercizio della performance sportiva.
L’Esperienza interiore dell’atleta d’élite è così diversa da quella dei comuni mortali?
Il risultato forse sarà diverso, ma se noi guardiamo all’aspetto essenziale dello sport o di qualsiasi altra attività che ci appassiona (il lavoro, lo studio, la musica, l’informatica, occuparsi della famiglia ecc), ciò che incoraggia e sostiene la voglia di andare avanti è il senso della sfida che ciascuno ingaggia con se stesso, per crescere e migliorare ogni giorno. La soddisfazione più grande per eliud e per chiunque voglia vivere pienamente è quella di sentire di aver dato tutto, senza riserve, resistendo alla tentazione di cedere, di mollare.
Come si corre la propria maratona con serenità?
Vivendo inseguendo i propri valori, le motivazioni che realmente ci portano a compiere ciò che facciamo, con costanza e rimanendo ben ancorati al nostro presente.
Se tutti facessimo il nostro lavoro o “corressimo la nostra personale maratona” solo per ottenere il primo posto e ottimi risultati, sicuramente saremmo molto più infelici, perché non tutti siamo fatti per vincere. Sicuramente tutti siamo fatti per fare ciò che ci piace e ci rende persone migliori, sotto tanti punti di vista.
Gli atleti che ottengono grandi successi, o coloro che raggiungono premi di prestigio sul lavoro, hanno ricevuto in dono un talento affinato poi con sacrificio e determinazione. Caratteristiche, queste ultime, che spesso abbondano anche nell’amatore sportivo e in tutti coloro che, nei diversi ambiti della vita, non sono “i primi”, ma vivono con soddisfazione.
Record ufficiale o no, la storia di Eliud ci invita a trovare il motivo giusto per correre la nostra maratona ogni giorno: solo questo ci renderà davvero felici.
Lui, sicuramente, a battere quel record ci riproverà e di questo possiamo starne certi.