La medaglia di San Valentino
Anche le più dorate medaglie olimpiche un giorno sono state piccole e avevano voglia di crescere divertendosi e facendo cose interessanti.
Ogni medaglia ha la sua storia, ognuna diversa dalle altre, ma tutte partono dallo stesso punto: da un bambino che sente di avere un desiderio e vuole farlo crescere, come lui. Ciò che possono fare i genitori, gli insegnanti e chiunque lo voglia, è credere nelle sue capacità, prendergli la mano con amore e fargli scoprire la gioia della fiducia negli altri, la fatica dell’impegno, il potente messaggio della sconfitta e la soddisfazione nel trovare la propria strada.
Ognuno ha la sua storia, i suoi limiti e le sue risorse, e tutti partiamo dallo stesso punto: siamo tutti esseri umani e ogni giorno abbiamo il diritto di lavorare insieme, per raggiungere le nostre medaglie e aiutare gli altri a trovare le proprie. Ancora una volta lo sport ci dà la possibilità di tradurre concretamente questo bellissimo insegnamento senza età, adatto ai bimbi come ai più grandi.
In occasione della settimana dell’inclusione, questa mattina ho raccontato la storia della mia medaglia olimpica di Londra ai bimbi e le maestre delle scuole dell’infanzia I.Calvino e Don Milani di Sassuolo. Per un attimo ho rivissuto quel momento in cui, a tre anni, ho iniziato a nuotare e a vivere lo sport, sia dentro che fuori dall’acqua.
I bambini hanno potuto vedere e provare la cuffia e gli occhialini oscurati che mi hanno accompagnata in acqua durante la gara. Poi, ad occhi chiusi, si sono tutti messi in gioco, curiosi di scoprire una grande sorpresa finale che ho preparato per loro.
Il più grande regalo, però, lo hanno fatto loro a me, realizzando per l’occasione tanti piccoli e grandi trofei fatti apposta per
essere “visti” anche con le mani. Sono tutti bellissimi, ma nelle foto ne manca uno: l’abbraccio che ci siamo scambiati tutti insieme prima di salutarci, un bellissimo modo per festeggiare la giornata di oggi.
“Quando qualcuno condivide, tutti vincono”. (Jim Rohn)