Se la scuola si mette a correre

Se la scuola si mette a correre

Unn convegno Internazionale organizzato in collaborazione con L’Ordine dei giornalisti del Lazio e il Coni, costruito con l’obiettivo di coltivare una società che sia educante nei confronti dei più piccoli, a partire dalle cose quotidiane: fare attività sportiva o leggere un buon articolo sui vari mezzi di comunicazione a nostra disposizione.

Muoversi. Muoversi bene. Muoversi spesso.
Lo si dice, lo si pensa, lo si propone. Ma l’obiettivo sempre più frequentemente non viene centrato.
E invece della dittatura globalizzata dello smartphone, la sfera della fisicità va difesa, particolarmente nelle fasce anagrafiche di nativi digitali.
Lo strumento dell’educazione fisica, dell’attività motoria e dell’inizio della pratica sportiva, diventano dunque dei punti centrali di ogni filosofia educativa nella scuola.

Intervistata da Sandro Fioravanti anch’io ho portato il mio contributo, raccontando delle grandi soddisfazioni che ho ottenuto nella mia carriera sportiva: soddisfazioni che sono cresciute con me fin dalla tenera età, quando le mie maestre di scuola non si arrendevano davanti all’apparente difficoltà di creare giochi adatti sia a bambini vedenti che ciechi.
Soddisfazioni conquistate dai miei genitori, che non hanno mai smesso di credere che, nonostante mi mancasse la vista, anch’io avrei potuto avere le possibilità degli altri bambini: fare sport insieme è possibile con un bel po’ di creatività e con la convinzione che il vero handicap sia la mancanza di voglia di mettersi in gioco e di sperimentare.

In Italia, i recenti interventi legislativi, dalla legge di stabilità 145/2018 alla più recente legge delega86/2019, hanno provocato un dibattito particolarmente acceso.
E al di là dei contenuti dell’attività riformatrice e del giudizio che si può avere sull’argomento, hanno avuto il merito di porre l’attenzione sulla necessità di mettere in primo piano le questioni dell’avviamento al movimento e della sportivizzazione delle fasce più giovani della popolazione.
Se i dati segnalano uno storico record dellapercentuale di sportivi “saltuari” o “continuativi” (il dato Istat è arrivato al 35,4 della popolazione dai tre anni in su), la scuola sembra essere in qualche modo staccata da questo processo, come dimostrano anche le fotografie dei più frequenti momenti dell’abbandono, proprio all’altezza delle scuole superiori, particolarmente fra le ragazze.
E’ indubbio che esistono dei motivi strutturali alla radice di questi problemi, dallo stato precario dell’edilizia scolastica sportiva alla scarsità di fondi per le scuole il pomeriggio, ma non deve prevalere un approccio distruttivo alla possibilità di risolvere o comunque di affrontare questi problemi.
Intento del convegno è, appunto, quello di fare rete e affrontare queste tematiche da molteplici punti di vista.
Al Foro Italico, nella sala delle Armi, si sono alternati relatori provenienti da varie realtà territoriali e provenienti anche dal resto d’Europa (Francia, Spagna, Slovenia, Albania, Finlandia).
Con la preziosa partecipazione del Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora e del Presidente del Coni Giovanni Malagò, varie Federazioni sportive, professori e altri professionisti hanno condiviso le proprie esperienze per sostenere la costruzione di un sistema scolastico in cui lo sport sia uno strumento educativo e di promozione del benessere a 360 gradi.